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Donatello, il Rinascimento

Dal 19 marzo al 31 luglio 2022 Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello presentano Donatello, il Rinascimento, una mostra storica e irripetibile che mira a ricostruire lo straordinario percorso di uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana di tutti i tempi, a confronto anche con capolavori di artisti come Brunelleschi, Masaccio, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo. A cura di Francesco Caglioti e concepita come un’unica mostra su due sedi, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, il progetto nasce come una celebrazione di Donatello in dialogo con musei, collezioni e istituzioni di Firenze e di tutto il territorio italiano oltre che tramite fondamentali collaborazioni internazionali, mirando ad allargare la riflessione su questo maestro nel tempo e nello spazio, nei materiali, nelle tecniche e nei generi, e ad abbracciare finalmente le dimensioni dell’universo donatelliano. La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello in collaborazione con la Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst dei Musei Statali di Berlino e il Victoria & Albert Museum di Londra, che saranno successive sedi della mostra nell’autunno 2022 e nella primavera 2023.

15 febbraio 2022 – Museo Nazionale del BARGELLO di Firenze

I gusci protettivi a memoria di forma:

l’avanzata tecnologia UNOCAD per il trasporto in alta sicurezza di due opere marmoree di DONATELLO.

Quando ci si mette in viaggio, bisogna sempre farlo nella massima sicurezza. Vale anche per le opere d’arte. Lo sanno bene i conservatori dei capolavori dati in prestito alle esposizioni temporanee nei vari musei del mondo; le opere devono ritornare a casa perfettamente integre, nonostante i rischi del trasporto e le sollecitazioni della trasferta.

La nostra soluzione si basa sulla scansione in 3D della scultura, eseguita con avanzate strumentazioni ottiche non invasive che consentono di acquisire il modello matematico in alta definizione: “la firma digitale dell’opera”. Questa permette di stabilirne con esattezza il volume, peso e baricentro (spesso assenti o calcolati in modo approssimativo nei musei), ma estremamente funzionali per fissare la distribuzione delle masse nei futuri spostamenti, interni o esterni che siano, la perfetta duplicazione o il ripristino di parti danneggiate della stessa.

Il crescente interesse nell’utilizzo di queste tecnologie nei Beni Culturali, deriva dal fatto che l’acquisizione digitale tramite 3D scanner avviene senza contatto fisico con le superfici dell’opera, nel pieno rispetto della sua integrità, e i dati così acquisiti diventano una ricchezza di esclusiva proprietà del Museo per una facile ed intuitiva consultazione multimediale.

Con gli stessi dati viene elaborato l’ingombro volumetrico del blocco di polistirene che verrà a sua volta sagomato su di una macchina di taglio a filo caldo guidata da un sistema computerizzato per ottenere le forme, a pacco opportunamente autocentranti. Il “polistirene espanso ad alta densità” é un materiale tecnico assorbitore d’energia, con un’ottima resistenza strutturale pur mantenendo un peso molto leggero.

Nella fase successiva la vera progettazione del guscio protettivo dell’opera, modellando al computer con intelligenti operazioni booleane una “controforma negativa” priva di sottosquadri, dove all’interno della stessa alloggia virtualmente la scultura, perfettamente combaciante in positivo. Seguendo le indicazioni della direzione lavori, del responsabile del museo e del trasportatore vengono inoltre individuati i punti più fragili o soggetti a maggiore sollecitazione, questi volumi vengono scaricati con gap (volume vuoto-pieno) dettato da una lunga esperienza.

Ulteriore passaggio la realizzazione delle contro forme negative dai blocchi grezzi di EPS, ottenute per sottrazione di materiale tramite fresatura ad alta precisione su di una macchina utensile CNC (controllo numerico computerizzato) i cui percorsi utensile tridimensionali rispetteranno i gap precedentemente impostati sulle specifiche superfici virtuali dell’opera durante la modellazione al computer. Le superfici interne delle contro forme vengono ora ultimate fissando una “resina diluita acrilica”, con la funzione di isolare il manufatto di polistirene, anche se in fase di collocamento dell’opera nella contro forma si consiglia di interporre un sottile strato di carta giapponese o tyvex, questo per garantire il miglior isolamento tra la stessa e l’originale.

I gusci protettivi di Unoarte per il trasporto in alta sicurezza delle opere d’arte sono il risultato di una costante ricerca di soluzioni tecnologiche all’avanguardia per le più diversificate esigenze della conservazione del patrimonio artistico. Approfondite analisi di simulazione interne hanno inoltre restituito convincenti risultati a dimostrazione che questi gusci sono in grado di proteggere l‘opera per cadute da altezze sino ai due metri. Questo è dovuto alle proprietà dell’EPS che, come già detto, ha la capacità di collassare senza aumenti considerevoli della tensione di schiacciamento, limitandone di conseguenza le sollecitazioni trasmesse alla struttura da proteggere.

Tra i capolavori che hanno già “viaggiato” all’interno dei nostri involucri spiccano “Il Giovane di Mozia”, la celebre statua greca in marmo conservata al Museo Whitaker di Mozia, il “Cristo in legno di Donatello’, “La venere dei porti” terracotta di Arturo Martini, il “San Giovannino di Úbeda” marmo attribuito a Michelangelo, il “Guerriero di Agrigento”, la “EBE Forlì” marmo e il bozzetto in terracotta delle “Tre Grazie” di Antonio Canova. Tecnologie innovative e di comprovata efficacia per il bene dell’arte universale: preservarla è la nostra passione e la nostra missione.

Le Grazie

Edimburgo – 2012

Che Canova volesse concentrare la sua attenzione sul tema de Le Grazie è desumibile da un disegno, un dipinto ed un’incisione. Il disegno ed il dipinto sono datati 1799, l’incisione è immediata- mente successiva. Su questo soggetto lo scultore ritornerà ripetutamente tracciando la costruzione delle tre divinità e producendo disegni e due bozzetti in argilla, per giungere, infine, alla produzione, nel 1814, della scultura inviata ad Eugéne de Beauharnais, ma realizzata su commissione della madre, l’Imperatrice Joséphine. È probabile che lo scultore intendesse ripetere l’immagine che la tradizione greco-romana aveva diffuso e che in età rinascimentale trovò consolidata attenzione. Le tre figure corrispondono alle figlie di Zeus e della ninfa Eurinome, Aglaia, Eufrosine e Talia che generalmente sono rappresentate a seguito della dea della bellezza Venere. Le Grazie presiedevano ai banchetti, alle danze e ad altri piacevoli eventi sociali, e diffondevano gioia e amicizia tra gli dei e i mortali. Spesso accompagnavano Afro- dite ed Eros, le divinità dell’amore, e assieme alle muse cantavano e ballavano per gli dei sul monte Olimpo al suono della lira del dio Apollo. A tal proposito non sarà difficile rimembrare La nascita di Venere di Botticelli. Come nell’artista fiorenti- no, così in Canova esse vengono rappresentate in un abbraccio affettuoso che trasmette la gioia, la prosperità e lo splendore. Canova le rappresenta nella loro bellezza ideale e cinte da un velo che contribuisce a legarle ancora più intensamente ad arricchire l’insieme della gestualità delle tre figure. Una delicatezza ed una sinuosità delle forme sono, infatti, accentuate dal movimento che le tre divinità rappresentano. Solo Canova poteva realizzare una tale interpretazione dell’ideale bellezza che dalla filosofia viene tradotta nella scultura. 

Canova realizzò ben due sculture de Le tre Grazie. Una è esposta al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la seconda è condivisa dal Victoria & Albert Museum di Londra con la Scottish National Gallery di Edinburg. I due marmi sono contraddistinte da una variante nel supporto di ancoraggio identificato in un’ara a forma di pilastro o di colonna su cui sono adagiate delle ghirlande di fiori. 

Nella produzione canoviana il processo creativo pro- cedeva per gradi. All’esecuzione di schizzi che intro- ducevano la costruzione delle forme e la disposizione delle figure faceva seguito la realizzazione di un bozzetto in argilla, poi cotto per consolidarlo. E’ questa l’dea proposta al committente. Nel caso de Le tre Grazie, Canova scrisse a Joséphine de Beauharnais di aver realizzato con l’argilla un bozzetto: “un petit esquisse de terre” come si legge nella lettera dell’ottobre del 1812 (Bassano del Grappa, Museo Civico). E’ datato 1813, invece, il modello di gesso che lo scultore produsse nell’arco di tre mesi, giugno – agosto, destinato a diventare il modello per i due marmi. L’Imperatrice non vide mai il capolavoro di Canova, perché morì il 29 maggio del 1814 ed il marmo fu recapitato ad Eugène de Beauharnais nel 1817. Oggi la scultura, per successione ereditaria è in Russia, ma originariamente fu trasferita a Monaco di Baviera e poi dal figlio di Eugène Maximilian portato in Russia. L’altro marmo, invece, quello inglese, fu commissionato al Canova da John Russell 6th Duke of Bedford, 

nel 1815. Una lettera datata 21 gennaio affidava allo Scultore la possibilità di apportare anche delle varia- zioni. Questo marmo, dopo l’approvazione avvenuta nella sede della residenza del Duca a Woburn Abbey, nel 1815, fu consegnato nel 1819. 

A Possagno, invece, paese natale di Antonio Canova furono destinati tutti i modelli, le copie e i calchi delle sue sculture. Il fratello dello Scultore, mons. Giovanni Battista Sartori Canova decise di edificarvi un museo, una Gipsoteca dove eternare tutte le opere dello scultore rimaste nel suo studio romano alla sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1822. 

Qui, oggi è conservata tutta la sua produzione che costituisce una realtà unica ed internazionale.
Nel corso del 2013, a Possagno, è stata realizzata un’iniziativa singolare che ha permesso il recupero di una scultura in gesso, raffigurante Le tre Grazie, che fu danneggiata dagli eventi bellici del 1917. Il rapporto che sussiste con tutti i più importanti Musei del mondo ha favorito un dialogo con i Musei scozzesi autorizzando la scansione in 3D del marmo de Le tre Grazie, allora esposto alla Scottish National Gallery di Edinburgh. Questa opportunità ha messo in atto un processo di produzione delle parti danneggiate della scultura di Possagno permettendo, così, la sua “ricostruzione” e la perfetta fruizione da parte del pubblico, di una scultura non più esposta dal 1917. Si è trattato, praticamente, di un processo contrario a quello praticato da Canova. Invece di realizzare un modello e poi scolpire un marmo, si è partiti dal mar- mo per ritornare al modello. Questo intervento, che va collocato accanto ad altri recuperi, è stato attuato da UNOCAD di Altavilla Vicentina, azienda leader in questo settore. Oggi a Possagno è possibile vedere esposte le due sculture de Le tre Grazie, quella utilizzata per realizzare il marmo per Joséphine de Beauharnais, e quella per John Russell 6th Duke of Bedford. 

Mario Guderzo, Direttore del Museo e della Gipsoteca Antonio Canova di Possagno, Treviso 

Torre di piazza dei Signori

 

Vicenza in 3D (na parte)

 

Approfitto dell’articolo di cronaca apparso ieri 26 luglio 2022 su Vicenza Today “La Torre in piazza dei Signori: partono i lavori di restauro dell’edicola superiore” e dove il Vicesindaco Celebron affermava: “Un intervento doveroso per restituire la bellezza originaria ad uno dei monumenti simbolo della nostra città”. Questo per ripercorrere a ritroso di ben 20 anni e nello stesso luogo, l’impegnativo rilievo a 27 metri d’altezza del Leone a coda alta incassato nella torre Bissara, test e impegnativo rilievo che darà così inizio e sicurezza alla nostra azienda UNOCAD di Altavilla Vicentina in quell’incredibile avventura nell’acquisire e nel riprodurre opere site nei più bei “luoghi e musei” d’arte d’Europa .

Circa Unoarte

 

Dal 1987 UNOCAD di Altavilla Vicentina è un sicuro riferimento per chi si interessa di CAD, CAM, reverse engineering e rapid prototyping. Un’esperienza trentennale nel settore della scansione e modellazione 3D, applicata all’industria e al design che Le ha permesso di mettere a punto (più di 20 anni fa), una divisione service, espressamente dedicata al settore artistico e archeologico dei Beni Culturali ed Ambientali: Unoarte. Finalizzata al rilievo di opere scultoree da catalogare, restaurare o riprodurre, Unoarte aggiunge una nuova dimensione nello studio e nella divulgazione dell’arte con la reale possibilità di creare repliche digitali dei preziosi pezzi da museo. Con l’utilizzo di sistemi di scansione di semplice trasportabilità e rapidità esecutiva Unoarte permette di digitalizzare qualsiasi oggetto senza mai intervenire direttamente sull’opera che non viene né toccata né spostata dalla sua sede. Software avanzati ricostruiscono in seguito tutte le informazioni su ingombri e proporzioni, per una facile e intuitiva consultazione multimediale, indipendentemente dalla complessità nella forma, materiale o dimensioni dell’opera. Protagonista nella riproduzione di importanti sculture come risposta all’inquinamento ambientale che costringe in misura sempre maggiore a musealizzare gli originali, UNOCAD da 35 anni è centro di riferimento per lavoro, studio e ricerca costante nel progresso della qualità di replicazione, realizzata con tecniche esclusive tramite macchine utensili a controllo numerico multiasse e moderne tecnologie di prototipazione rapida proprietarie.

 

Alcuni rilievi di Unoarte in quel di Vicenza

Alcune delle acquisizioni UNOCAD catturate nella nostra citta di Vicenza: dal monumento al famoso architetto Andrea Palladio che proprio in questa città ha dato il meglio di se’ stesso, alla Madonna di Monte Berico patrona di Vicenza e della diocesi vicentina, il leone a coda alta incassato nella torre Bissara a 27 metri di altezza oltre alla statua del “GIUSTO” e l’altro leone alato posti sulle colonne in piazza dei Signori. Abbiamo scansionato e replicato inoltre alcune steli come la Venetkens al Museo Archeologigo, la Lastra con pavoni affrontati” (epoca VIII secolo) della Chiesa di S. Maria Etiopissa – Polegge (VI) e il “Fianco di Sarcofago raffigurante l’adorazione dei Magi” (epoca ultimo ventennio del IV secolo d.c.) della Chiesa dei SS. Felice e Fortunato (VI), i cui originali sono ora esposti al Museo Diocesano.

Vuoi saperne di più sulle centinaia di aziende, istituzioni e musei con cui abbiamo collaborato con le nostre soluzioni per la scansione e la realizzazione rapida di cloni perfetti? Scopri su “www.unocad.it” le tecnologie e i progetti da noi realizzati e … sceglici come tuo partner futuro.

© Riproduzione riservata Unoarte

Stele Venetkens

Esposta a Venezia, a Palazzo Balbi, sede della Regione del Veneto una riproduzione fedele della “STELE VENETKENS” di Isola Vicentina. Zaia: “Prima testimonianza storica con il termine Venetkens che indica le genti venete”

Dal portale della Regione del veneto, Venezia, 26 luglio 2022

Da oggi una riproduzione fedele della Stele di Isola Vicentina è esposta a Venezia, a Palazzo Balbi, sede della Regione del Veneto. Una grande pietra del Quarto secolo a.C. su cui è incisa una scritta in antica lingua venetica altamente simbolica perché si tratta della più antica testimonianza archeologica in cui compare il termine “Venetkens” ossia “Genti venete”. “È un vero documento del nostro popolo perché, tra quelli conosciuti, è il primo nella storia in cui si parla dei Veneti – ha sottolineato il Presidente della Regione del Veneto -. È una vera pietra miliare della nostra storia ed ho piacere che ora sia rappresentata nella principale sede regionale perché è anche l’occasione di conoscere un bel episodio di senso civico. Chi la ha trovata poteva non dire niente e magari tenersela a casa. Invece la ha correttamente affidata alle autorità competenti, facendo in modo che un simbolo così importante sia di godimento collettivo”. La stele, infatti, è oggi conservata al Museo Archeologico di Vicenza. È stata rinvenuta per caso nel 1992 in località San Marco, ad Altura di Isola Vicentina. È una pietra basaltica scura, chiamata localmente “saso moro”, resa molto chiara dai secoli. Il testo inciso – come è stato illustrato – riporta il termine “Venetkens” nel messaggio di ringraziamento da parte di uno straniero che ha donato la stele alla comunità locale dopo essere stato accolto e aver trovato una nuova patria in quel territorio. La riproduzione della stele è stata consegnata al Governatore dal primo cittadino di Isola Vicentina, accompagnato dai rappresentanti del “Gruppo Bici El Leon” che ne ha curato la realizzazione e la donazione. Lo stesso gruppo, negli anni scorsi, ne ha realizzato due altri esemplari. Uno è stato portato a Marau nello stato brasiliano di Rio Grande do Sul, dove risiedono moltissimi discendenti di immigrati veneti. L’altro è stato collocato al centro della rotatoria “Venetkens” a Isola Vicentina, predisponendo alcune tavole informative che illustrano la storia e le peculiarità di questo reperto.

Il rinvenimento del manufatto preistorico e la sua digitalizzazione 3D

La stele di Isola Vicentina è un antico manufatto preistorico rinvenuta nel comune di Isola Vicentina (VI). È oggi esposta nel Museo naturalistico archeologico (Vicenza). L’antico manufatto, databile al IV a.C. è stato rinvenuto nel 1992 nel comune di Isola Vicentina in località Altura, durante lavori di estrazione in una cava di argilla. La stele è una lastra di pietra basaltica, di forma irregolare, con un’iscrizione e alfabeto venetico. L’iscrizione, integra, si dispone su quattro righe, la scrittura va da destra a sinistra e da sinistra a destra con un capovolgimento irregolare delle lettere a righe alterne; non c’è divisione tra le parole. L’alfabeto è quello tipico di Vicenza e territorio, con la T a croce (X) e la M a quattro tratti. In traduzione interpretativa: IATS VENETKENS OST KE ENOGENENS LAIONS MEU FASTO. Il senso generale dell’iscrizione è nell’ultima parte: meu fasto corrisponde, con piccole variazioni, alle parole venetiche già note mego e fagsto e significa “mi fece”. La mancanza di contesto archeologico non permette di chiarire se sia relativa ad ambito sacrale, funerario o civile. Di particolare importanza è la parola VENETKENS, perché è la prima attestazione in assoluto nel Veneto di un aggettivo derivato dal nome della popolazione stessa dei Veneti antichi.

Unoarte, la divisione service di Unocad di Altavilla Vicentina ne ha acquisito nel 2009 per commissione del Comune di Isola Vicentina il rilievo tridimensionale dell’originale sito presso il Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, catturandone così un’immagine fedele in altissima risoluzione tramite uno scanner trasportabile a frange di luci che opera senza alcun contatto con la lastra di pietra basaltica, opera che non viene né toccata né spostata nel pieno rispetto della sua integrità.

Circa Unoarte

Dal 1987 Unocad di Altavilla Vicentina è un sicuro riferimento per chi si interessa di CAD, CAM, reverse engineering e rapid prototyping. Un’esperienza trentennale nel settore della scansione e modellazione 3D, applicata all’industria e al design che Le ha permesso di mettere a punto (più di 20 anni fa), una divisione service, espressamente dedicata al settore artistico e archeologico dei Beni Culturali ed Ambientali: Unoarte. Finalizzata al rilievo di opere scultoree da catalogare, restaurare o riprodurre, Unoarte aggiunge una nuova dimensione nello studio e nella divulgazione dell’arte con la reale possibilità di creare repliche digitali dei preziosi pezzi da museo. Con l’utilizzo di sistemi di scansione di semplice trasportabilità e rapidità esecutiva Unoarte permette di digitalizzare qualsiasi oggetto senza mai intervenire direttamente sull’opera che non viene né toccata né spostata dalla sua sede. Software avanzati ricostruiscono in seguito tutte le informazioni su ingombri e proporzioni, per una facile e intuitiva consultazione multimediale, indipendentemente dalla complessità nella forma, materiale o dimensioni dell’opera. Protagonista nella riproduzione di importanti sculture come risposta all’inquinamento ambientale che costringe in misura sempre maggiore a musealizzare gli originali, Unocad da 35 anni è centro di riferimento per lavoro, studio e ricerca costante nel progresso della qualità di replicazione, realizzata con tecniche esclusive tramite macchine utensili a controllo numerico multiasse e moderne tecnologie di prototipazione rapida proprietarie.

© Riproduzione riservata Unoarte

Edicola della Misericordia

L’edicola votiva di Campo Ligure nella strada interrotta dalla frana del 2019

Campo Ligure (Genova) 4 dicembre 2021

È stata inaugurata questa mattina l’edicola commemorativa della Madonna della Cappelletta di Nostra Signora della Misericordia. L’edificio era stato distrutto da una frana nell’ottobre 2019. L’edicola, comprensiva di un affresco che ricorda l’antico edificio, ospiterà la campana originale restaurata e una copia della statua della Madonna. La statua originale rimarrà nella disponibilità della parrocchia di Campo Ligure. Regione Liguria sostiene le spese di restauro e le iniziative culturali e di valorizzazione dedicate.

A destra la copia realizzata da UNOCAD (post scansione dell’originale di sinistra)) tramite una tecnologia di nuova concezione di stampa 3D in robusto materiale termoplastico a grana fine

La frana aveva causato l’interruzione della viabilità della statale 456 del Turchino, ripristinata dopo 5 giorni a senso unico alternato. A dicembre 2020 erano stati avviati i lavori di consolidamento del versante con un investimento di circa 330mila euro da parte di Anas. La strada è stata riaperta a doppio senso il 7 luglio scorso. Per tutta la durata dei lavori la viabilità è sempre stata garantita a senso unico alternato, senza mai essere interrotta.

“Con la cerimonia di oggi – commenta il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – andiamo a inaugurare questa edicola votiva che ospiterà la campana, salvatesi per miracolo dal crollo della chiesa durante l’ondata di maltempo che aveva colpito la Liguria nell’ottobre 2019 assieme alla statua della Madonna, ora qui riprodotta fedelmente. In questo modo si chiude, non solo dal punto di vista operativo, ma anche simbolico quella pagina così complessa per questo territorio”.

“In relazione a quell’ondata di maltempo – aggiunge l’assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone – Regione Liguria aveva stanziato oltre 2 milioni di euro per 24 interventi di somma urgenza solo nel territorio di Campo Ligure. La statale 456 è una arteria di grande importanza per questa vallata, per questo si è intervenuti con grande rapidità per garantire da subito il senso unico alternato, lavorando senza sosta per riaprire il più rapidamente possibile mettendo in sicurezza il versante”.

“Subito sono stati importantissimi gli investimenti infrastrutturali che hanno potuto far recuperare la quotidianità alla viabilità- dichiara l’assessore alla Cultura Ilaria Cavo – Adesso arriva un intervento che cuba meno risorse finanziarie, ma ha un alto valore culturale, simbolico e di recupero dell’identità di una comunità. Il grande senso di oggi è quello di stringersi attorno ad un’immagine in cui si riconoscono i cittadini. È l’anello che mancava, è un momento di restituzione al territorio. Regione Liguria in questo caso ha fatto la sua parte anche sul fronte culturale. E un riconoscimento va al Sindaco di Campo Ligure che con tanta passione ha saputo trasmettere il valore e l’importanza di questa edicola”.

“Oggi – commenta il sindaco di Campo Ligure Giovanni Oliveri- concludiamo un percorso fatto di mesi di lavoro e perseveranza, e realizziamo il nostro obiettivo: restituire ai cittadini

Compianto di Caprino Veronese

Caprino Veronese – 9 giugno 2021

Il Compianto sul Cristo Morto, gruppo scultoreo trecentesco appartenente al patrimonio artistico di Caprino, torna a «casa» oggi 9 giugno 2021. Il restauro condotto all’Opificio delle Pietre dure di Firenze si è concluso. e l’Amministrazione è pronta ad accoglierlo. Nel maggio 2020 era arrivato l’igrometro: un minuscolo dispositivo che serve a controllare il lavoro della macchina umidificatrice installata qualche mese prima nella stanza del Museo Civico dove il Compianto sarà esposto. In passato questo gruppo scultoreo, attribuito al veronese Maestro di Sant’Anastasia, ha avuto più collocazioni. Dapprima era sul retro dell’altare maggiore della chiesa del Santo Sepolcro nel cimitero del capoluogo. Poi, nel 1980, fu trasferito nel Museo Civico per ragioni di sicurezza. Vi rimase fino a novembre del 2013 quando fu portato a Firenze», nei laboratori dell’Opificio, accompagnato dalle restauratrici che, in questi sette anni, hanno prestato la loro opera e scienza alla scultura. Il lavoro ha richiesto tempi lunghissimi ma necessari: «Nei primi anni di restauro si sono fatti studi sul materiale, un calcare organogeno, e sui trattamenti conservativi applicabili e poi usati. Il materiale, di per sé molto fragile, si era ulteriormente indebolito dopo il terremoto del 2005». La seconda fase è quella appena terminata: «Si sono scansionati in tridimensione i lati inferiori delle statue, di cui è stata creata poi, per asportazione 3D, la base in materiale sintetico complementare a tali lati. Tale rinforzo servirà a posizionare correttamente le statue. Essendo di tonalità più chiara rispetto all’originale non creerà un “falso”». Vale anche per la parte posteriore della testa di Nicodemo, una delle figure con Giuseppe di Arimatea, due Pie donne, una forse Maria Maddalena, e Giovanni Evangelista: «La nuca, andata persa, è stata ricostruita per essere complementare al volto di Cristo conservatosi nei secoli. La ricostruzione farà riacquistare all’opera un aspetto più completo e simile all’originario splendore». Dunque nei primi tempi è stato fatto il restauro vero e proprio e poi si sono affrontate le questioni logistiche. Oggi l’opera torna finalmente a casa. L’attende una sala del nostro Museo Civico dove abbiamo montato un espositore color antracite. L’ambiente tiene conto delle necessità igrometriche del Compianto; il calcare organogeno ha bisogno di un grado di umidità relativa molto alto, tra il 70 e il 75 per cento, come dovrà verificare l’igrometro». L’espositore, debitamente illuminato, valorizzerà l’opera secondo un’idea espositiva condivisa tra Comitato Biblioteca-Museo, Soprintendenza di Verona, Opificio delle Pietre dure, Ufficio Tecnico di Caprino. Il gruppo scultoreo è di speciale pregio e forte impatto emotivo: «L’espressione del Cristo», «è un unicum nella storia dell’arte del Trecento e ha un grande valore storico-artistico e culturale». L’espressività del volto di Gesù evoca, in molti, L’Urlo, nome assegnato a una serie di famosi dipinti del pittore norvegese Edvard Munch che visse però secoli dopo, tra il 1893 e il 1910. C’è molta attesa per il grande ritorno: «Il Compianto riqualificherà l’intero Museo i cui orari di apertura, compatibilmente con l’evolversi dell’ emergenza Covid-19, saranno aumentati per valorizzare tutto quanto c’è nelle sue sale», evidenzia il sindaco Arduini che chiude: «Da tempo aspettiamo l’arrivo del Compianto sul Cristo Morto che ha richiesto un lungo restauro. Sarà un volano per il turismo caprinese e contribuirà a valorizzare il già apprezzato Palazzo Carlotti attraendo ulteriori amanti della cultura».

Caprino Veronese – 31 ottobre 2021

Il Compianto sul Cristo morto è tornato nella sua Caprino veronese. Dopo otto anni di restauro, all’opera attribuita al maestro di Sant’Anastasia è stata dedicata una cerimonia di inaugurazione ufficiale presso la sede municipale di Palazzo Carlotti, per restituire al pubblico, e al patrimonio artistico di Caprino, un’opera di grande valore storico.

IL RESTAURO

Il gruppo scultoreo proviene dalla Chiesa del Santo Sepolcro a Caprino Veronese. Da lì nel 1980 è stato trasferito, per ragioni di sicurezza, nel Museo civico di Villa Carlotti a Caprino. Il difficile restauro è avvenuto presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Istituto dotato di autonomia speciale del ministero della Cultura. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, ha segnalato la critica situazione conservativa del gruppo scultoreo al direttore dell’Opificio, allora Marco Ciatti, che ha accordato la disponibilità dell’Istituto a prendersi carico del complesso intervento di restauro. Le restauratrici del settore materiali lapidei dell’Opificio sono state impegnate fin dall’arrivo del gruppo scultoreo a Firenze, nel novembre 2013, nella pianificazione di una approfondita campagna diagnostica per lo studio del materiale costitutivo, delle tecniche artistiche e degli interventi pregressi. Per questo sono state attivate alcune collaborazioni con importanti centri di ricerca. Il complesso intervento di restauro che è seguito ha portato al recupero e alla stabilizzazione dello stato di conservazione del capolavoro scultoreo. Durante il lavoro è stato predisposto il rilievo tridimensionale delle parti inferiori delle sculture per recuperare le basi di appoggio perse, resecate, nel tempo. Le nuove basi, perfettamente giustapposte al materiale lapideo, sono state realizzate tramite fresatura a controllo numerico in poliuretano espanso PURBLOCK densità 550 da UNOCAD SRL e infine stuccate a tono. In ultimo, ma non ultimo per importanza, il servizio di Climatologia e Conservazione Preventiva dell’Opificio ha definito i parametri ambientali della nuova sede espositiva, determinanti per la conservazione del Compianto sul Cristo morto.

Richard Wagner e Giuseppe Verdi

Giardini napoleonici della Biennale, a Castello (VE) – 27 Maggio 2021

Terminati i restauri delle due statue ai Giardini della Biennale, sfregiate nel 2013 da un atto vandalico che aveva causato la rottura dei nasi.

Ora, dopo una tecnologica opera di restauro, i busti raffiguranti Richard Wagner e Giuseppe Verdi sono stati riportati all’antico splendore e ricollocati nella collezione dei Giardini napoleonici della Biennale, a Castello. La versione restaurata delle due statue, finanziata dall’associazione Richard Wagner di Venezia, è stata svelata questa mattina, nel corso di una cerimonia che ha avuto luogo all’interno degli stessi Giardini. «Questo risultato, portato a termine tra tante difficoltà, dall’acqua granda alla pandemia, è un ulteriore esempio di quello che può nascere dalla sinergia tra pubblico e privato – ha dichiarato in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, l’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto. E ancora: «Mi auguro che questo tipo di restauro possa essere utilizzato in futuro anche per altre opere della nostra città». Il restauro conservativo integrale dei due busti, che oltre all’assenza del naso presentavano uno strato di patina biologica con presenza di licheni, depositi e disgregazioni superficiali in alcune aree, è stato seguito nelle varie fasi da Soprintendenza e Comune. Per ricostruire i nasi delle due statue ci si è avvalsi di tecnologie digitali 3D e materiale non lapideo.

Restauro conservativo di Area Restauro di Emanuele Armani di Venezia con UNOCAD Art Division di Altavilla Vicentina per le scansioni e prototipazione 3D)

Beni Culturali

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Calco in gesso della Pietà sito nei Musei Vaticani


Dal 1987 Unocad di Altavilla Vicentina è un sicuro riferimento per chi si interessa di CAD, CAM, reverse engineering e rapid prototyping. Un’esperienza decennale nel settore della scansione e modellazione 3D, applicata all’industria e al design che ha permesso di mettere a punto, una divisione service, espressamente dedicata al settore artistico e archeologico dei Beni Culturali ed Ambientali. Finalizzata al rilievo di opere scultoree da catalogare, restaurare o riprodurre, Unocad aggiunge una nuova dimensione nello studio e nella divulgazione dell’arte con la reale possibilità di creare repliche digitali dei preziosi pezzi da museo. Con l’utilizzo di sistemi di scansione di semplice trasportabilità e rapidità esecutiva Unocad permette di digitalizzare qualsiasi oggetto senza mai intervenire direttamente sull’opera che non viene né toccata né spostata dalla sua sede. Software avanzati ricostruiscono in seguito tutte le informazioni su ingombri e proporzioni, per una facile e intuitiva consultazione multimediale, indipendentemente dalla complessità nella forma, materiale o dimensioni dell’opera. Protagonista nella riproduzione di importanti sculture come risposta all’inquinamento ambientale che costringe in misura sempre maggiore a musealizzare gli originali, Unocad da anni è centro di riferimento per lavoro, studio e ricerca costante nel progresso della qualità di replicazione, realizzata con tecniche esclusive tramite macchine utensili a controllo numerico multi asse e moderne tecnologie di prototipazione rapida proprietarie.


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Unocad BodyScan Service

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In UNOCAD la scansione del corpo in 3D dalla A alla XYZ

UNOCAD pioniere nell’applicazione della scansione 3D nel settore ortopedico e nella realizzazione di protesi personalizzate, con innovative soluzioni di acquisizione offre oggi la propria experience per ottenere rapidamente preziose informazioni sul corpo umano. Questi dati vengono quotidianamente utilizzati nelle industrie mediche, sportive, dell’abbigliamento e dell’intrattenimento e i risultati sono molto più precisi di quelli ottenuti da una cabina di scansione. Disponiamo di una strumentazione portatile e versatile che permette di catturare arti e singole parti del corpo nel dettaglio manovrando manualmente attorno al soggetto e in grado di compensare le eventuali oscillazioni e la necessaria respirazione. A scansione avvenuta, i modelli 3D così ottenuti, vengono trattati in un software 3D specialistico per le ulteriori elaborazioni, soluzione che permette ai nostri artisti designer di plasmare forme complesse di altissimo dettaglio aiutati nel caso da semplici fotografie con l’espressione desiderata.

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Unocad assicura estrema riservatezza, alta qualità del lavoro, nonché l’ottima tempistica nella modellazione. Siamo a Vostra completa disposizione per qualsiasi tipologia di preventivo e … giusto per darVi un’idea di ciò che è possibile realizzare … alcune immagini relative a nostre recenti realizzazioni.


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Pramukh Swami Maharaj bodyscan at BAPS Shri Swaminarayan Mandir (also commonly known as the Neasden Temple) a Hindu temple in Neasden, London, England in 2007.

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