San Giovannino

Il 26 luglio 1936 nei primi giorni della Guerra Civile spagnola, la statua di Úbeda venne ridotta in pezzi dalla furia iconoclasta dei repubblicani. A distanza di quasi ottanta anni dalla distruzione, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha restaurato il San Giovannino proveniente dalla Capilla del Salvador de Úbeda (Spagna), attribuito da Manuel Gómez Moreno nel 1930 a Michelangelo. Più di recente l’attribuzione è stata ripresa e sostenuta da Francesco Caglioti sulla base di nuovi studi anche di carattere stilistico, iconografico e documentario. Ha iniziato la sua verifica proprio dalle foto, andando a cercarle in varie fototeche storiche e reperendone una quindicina.

Giovannino-di-Ubeda_3D
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È stata l’energica volontà di recuperare la scultura da parte della Fondazione culturale della Casa Ducale di Medinaceli, proprietaria dell’opera, già nella Cappella del Salvatore della cittadina andalusa, a rendere possibile la fruttuosa collaborazione con il Settore dei Materiali Lapidei dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che si è prodigato nella ricerca delle metodologie da applicare in questo caso di studio e nel reperimento delle risorse necessarie.
Per un lungo periodo infatti i frammenti sono stati lontani dal dibattito critico, nonostante l’illustre attribuzione al maestro fiorentino e l’altissima qualità artistica del San Juanito già appartenuto a Francisco de los Cobos, segretario dell’imperatore Carlo V.
La ricomposizione dei pochi frammenti rimasti della scultura rappresenta un momento unico di riflessione critica, ma anche un’importante sfida per il conservatore. Di fatto, gli scarsi pezzi recuperati non permettevano la restituzione dell’opera nella sua integrità. L’utilizzo delle tecnologie digitali di scansione tridimensionale, applicate negli ultimi tempi per la realizzazione di copie di opere d’arte, ha permesso il montaggio dei frammenti grazie ad un modello virtuale che ha consentito di determinarne l’esatta posizione, a partire dalle fotografie storiche.
Durante il convegno interverranno i ricercatori dell’OPD e degli enti, soprintendenze, Università, Musei internazionali coinvolti nel progetto di studio e restauro.